martedì 8 maggio 2012

Liberi siamo noi


E' chiuso in una Gabbia. 
E’ lì dentro da così tanto tempo che non ricorda nemmeno più che quella è una Gabbia. Crede che sia il Mondo.
Un tempo la Gabbia fu davvero accogliente. Luminosa, pulita, profumata di fresco, con le sbarre che scintillavano al sole. Tanto accogliente che lui vi si accomodò, e non sentì lo scatto della serratura. Finalmente un bel posto confortevole e sicuro, pensò. Nulla turberà più la mia tranquillità. 
Finalmente è tutto sistemato. 
Il tempo è passato. 
La Gabbia è sempre uguale a se stessa. Lui conosce ogni pietra, ogni angolo, ogni fessura. Sempre solida, è, ma mostra i segni del tempo. L’intonaco ingiallito e screpolato, le macchie di muffa sulle pareti, le crepe sul soffitto, le sbarre un po’ arrugginite. Lui prova a sistemarla, fa qualche lavoretto, ma c’è qualcosa che non va. Non riesce più a goderne come una volta. Forse è perché hanno costruito dei palazzi davanti, e non entra più tanta luce. O forse perché incomincia a provare una strana inquietudine. Si accorge dei suoni che vengono da fuori: musica, clacson, voci, risate. Vita, insomma. E tutta questa protezione, tutta questa sicurezza, incominciano a stargli strette. 
La Gabbia non è più così piacevole. Forse fuori c’è altro. Forse, e quasi si vergogna a pensarlo, avrebbe voglia di uscire un po’. Ma come, si dice, dopo tutto questo tempo? Dopo che hai creduto che la Gabbia fosse tutto, adesso cosa sono questi pensieri ribelli, si ammonisce, dove pensi di andare, cosa vorresti fare?  E’ solo che sei stanco, hai bisogno di riposarti, dormici su e vedrai che domattina starai meglio. 
Si, forse è solo un po’ d’indigestione. Lui zittisce i pensieri ribelli e si rimette giù, buono, domani starò bene. 
Ma i pensieri insistono. La Gabbia diventa sempre più insopportabile. I rumori all'esterno sempre più intensi. Come posso fare? Pensa, forse sto diventando pazzo. Forse vorrei davvero uscire da qui.
Si sente qualcosa, uno strano cigolio. Le sbarre della Gabbia si aprono. Una voce dolce da fuori lo chiama “vieni, puoi uscire ora”. Lui è perplesso, non si fida. La voce insiste “guarda, qui è bellissimo, c’è il sole, c’è aria fresca, vieni, non avere paura”. Lui si avvicina cautamente all’uscita e guarda fuori. Per la prima volta da tanto tempo vede un albero, vede il sole, vede una mano tesa. Nella luce abbagliante non capisce di chi è quella mano. Ma la voce è morbida e calda "forza, ancora un piccolo passo, sono qui ad accoglierti, ma quel passo lo devi fare tu".
Lui è in bilico. Guarda indietro, guarda quello che è stato per tanto tempo il suo mondo. Si, pensa, è un po’ sgretolato, un po’ malridotto, ma lo conosco, non mi riserva sorprese, mi ci sono trovato così bene, forse potrei ancora starci comodamente. Forse se resisto ancora un po' tornerò a starci bene come prima. 
Poi guarda fuori, davanti a sé, alla luce, ai colori, alla mano che lo aspetta. E’ molto attirato da questa voce, da questo mondo nuovo che si sta spalancando davanti ai suoi occhi. Ma ha paura. Chissà cosa troverò, e se poi mi sbaglio, è un gesto da incoscienti, dovrei stare qui, e cosa penseranno, non posso, non ce la faccio, non sono sicuro, ma chi credo di essere.
E’ lì, in sospeso fra due vite possibili.
La scelta è sua.
La scelta è di ognuno di noi. 


Il mondo è pieno di vivi che sembrano morti perché hanno smesso di desiderare. Ma tu puoi ancora cambiare. M. Gramellini

2 commenti:

  1. questa storia mi ha emozionato molto. anche io sono passato da un momento così, è stato difficile staccarmi dal passato ma poi quando sono uscito mi sono chiesto come mai non l'avevo fatto prima e mi sembrava impossibile che fossi stato chiuso la dentro tanto tempo. domanda, cosa intendi tu con gabbia?

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  2. La Gabbia può essere un lavoro che non ci corrisponde più, una famiglia soffocante, una relazione ormai sterile. Ma può essere, anzi spesso lo è, una gabbia interna: atteggiamenti, restrizioni, doveri che c'imponiamo e dentro i quali forziamo la nostra natura, oppure aspetti di noi ormai superati che fatichiamo a lasciare andare, o valori e visioni del mondo in cui non ci riconosciamo più. Come vedi ce n'è per tutti, a ognuno la/le sua/sue...Ciao!

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