Voci basse, luci discrete, i camerieri scivolano fra i tavoli con gesti misurati.
Gli avventori siedono composti, con modi un po' affettati da manuale di galateo.
Tutto scorre liscio, fino al momento in cui succede l'irreparabile: un cubetto di pomodoro, tratto da una fantastica dadolata con un nome impronunciabile, mi cade traditore nella scollatura, e mi finisce a contatto con la pancia.
E' freddissimo e non riesco a trattenere un gridolino di disappunto e un sobbalzo. Provo a fare qualche contorsione ma è inutile, il cubetto ghiacciato resta lì.
I miei amici se ne accorgono e dopo qualche sguardo solidale tutti insieme scoppiamo in una sonora risata, che irrompe come una cascata nell'atmosfera soffusa della sala.
Nonostante qualche sguardo sorpreso e forse di disapprovazione, sono certa che anche gli altri clienti avrebbero voluto lasciarsi cogliere alla sprovvista e ridere spontaneamente del piccolo evento.
E quando vidi il mio diavolo, lo trovai serio, esatto, profondo e solenne. Era lo spirito della gravità, per lui precipitano tutte le cose: non si uccide con l'ira, ma con il sorriso. Su, uccidiamo lo spirito di gravità! F. Nietzsche
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